martedì 15 aprile 2025

Gingilla alla notte

Sempre
Un’immobile stella
Qual memoria che incanta
Te, te stessa, immemore e bella
Non provabile, al suo avvenire
Spoglia di tutto di getta sul mondo
Chiara del mare e al monte deriva
Luna in là, alla vita

Aliante

Sul mondo gira, gira in torno e sale, senza paure in divenire, il cielo chiama se stesso, col suo voluto modo di fare, per soverchiare paure, distese del futuro, chimica del ciel sorto e divenuto.

Come carico del vuoto, come tante cose, spiove l’ultimo pensiero vostro, nel corpo celeste che un poco chiamiamo casa, alle volte, luna, il pianto la vita, valico dell’oltre, questo è il tempo che passa, questo è il sentimento che emozione ha percorso, questo è adesso di tutto il tutto e nient’altro. 

Perdeva di lampo

Così che il fluire
Di cartesiani cieli 
A spiegarsi il tuono
Dacché il ciel funambolo
Ventagliando ciò che incontra
Piegando quell’arco 
Dirotta ovunque

Alla Ricolta Piana

Sulle valli, variopinti altipiani
Nuvoli bassi, facili respiri
Contenti, portati, provvisti
Di verdi prati, per pascoli
Un poco più affamati
Strati a nubi, effimeri stilli

A gocce, gocce e gocce
Comincia a piovere, con tutta calma
Ripari, tralasciando gli ermi
Scottano i nostri passi, come in volo
Falchi o cavalli, tori o ginestre
Siamo il pianto dei cumuli
E il loro volo

Per amarci

Solo un poco di sole vorrei
E delle nubi la sera a ritrarti

Come un tramonto, poi alle albe
Ritrovarti sempre, a tutto tondo

Sei il faro acceso nella burrasca
È ora, sera, arriverò a casa

E contento di rivederci, averci
Abbracciarci, amarci

Semplici esseri, innamorati
Primi tra miliardi, sol soli

La nostra storia

Le gocce fan cadere il vento
E rannicchia uno stormo a casa
Scherza il tuono, funambola l'arcobaleno
Abbracciato da ogni verso
L'ora in cui, un turbine è massa
Ma qui con te in questa poesia
Dipingi una valle d'amore, lì
Proteggendo il mio cuore

Piccolo Mondo

Avanti acqua
Indietro fuoco
Su una nuvola
Qua al suolo

Panchina di legno
Un sole caldo
Vento Meltemi
È maggio

Goccia

Sibila il vento
Tuona più vero
Torta la nebbia
Spiega la nuvola
Suona in musica
Alla corrente dettata
Al cuore abbandonata
Goccia a goccia
Lacrima il pianto
Sordo, invero
Son decenni
Passati al terreno
Adesso adesso
Di nuovo al cielo

Medita

Anche se non va, cerca un momento a parte
Essere qui non vuol dire essere soli, ma soli nella natura ci si diverte
Adesso cerca sull'albero la tua amica scimmia, fai piano elefante
Scarta un frutto, prendi una liana e lanciati alla prova
Passata notte o passato giorno ammira la scodella è ceramica!
Lasciati alle spalle niente, pensa al tuo bene, il Sole più calmo, l'udito è piatto, la
lingua sibila

Senza paura

Cadono le stelle
Cadono al monte

La Terra gira
L'occhio contempla

E al distar osservo
Un assoluto cielo a mirare

Giù a cascare
Rovine oltre al mare

Oltre a poco

Distante un nulla
Salubre scintilla
Vita dal niente
Che alla ricerca vianda
Coltra di nuvola
Viola d'amore
Per effimera speranza
Di ricerca e libertà
Vol sì amare, un'alito di vento
Perché vita che passa
Sarà al contento
Dunque labile
Ma per sempre l'estro
A cui la vita
A cui l'amor

Alle stelle

E se la mia vita fosse più corta è perché scrivo poesie
E al cuore mio duolo per amare voi
Incredulo alloro nel mio mancare e voi di nuovo amare
Perché io di voi son povero e cerco quel mare che provo
Sui binari scorsi al metaforizzare un amor proprio
Vossia chicchessia al vento portato un amor proprio per un fato
Sopra a raccontare quel buio che splende
È vita per sempre

Passerotto

Piccolo sussurra
Alla piana la tua poesia
Così echeggia tra tutti la melodia
D'un e due e più volte

Rosso in petto e soave
Un minuto da nutrire
Due e tre da giovare

Quattro e cinque
I quartetti con gli altri
I primi vermicelli

Laddove si abbeverano gli altri
Li potrai conoscere
E stringere il becco

Farfugliare casa
E alla pagliuzza dirne di più
Di sogni e di virtù

O piccolo non sei più
Così da quel dì
Alla piana canteranno

Tutti gli altri
Per gli amori
Rose albe e nient'altro

Regina

Suol dire che la vita è un miracolo
Così abbraccio il cielo, caldo terreno
Predisposto del Celeste, amor permanente

Fui un soffio in Terra, ma or ora come una stella
A mirar lungidi, oro di pochi discorsi, ripercorsi
Con gli angeli, ali a riprovarsi nell'impossibile

A te Divino, che ci hai lodato col sorriso
La gioia e l'affanno, per distinguere l'inganno
E te che brilli, che irradi onnisciente, essere

La vita mia

Corri cavallo
La distesa è lunga
Il deserto è il nostro purgatorio
E noi sia qui per trovarla
Aiutami tu
Così potrò amarla o venerarla
Corri cavallo, non demordere
La voglio sentire come il vento che scorre
Piano o più veloce nelle aorte

Fammi sentire, galoppa, non ti fermare
Magari avanti domani è sarò lì con lei
Per favore non lasciare andare
Aiutami e fammela trovare

Penna Bianca

Fantasma
Una dolce lacrima
Parole dolci
Al vento sincero
Leggeri pensieri
Parole al tempo
Nello spazio vuoto
Espressioni d'amore
Infine
Anche si ti ho persa
Ondula stellina
Le ali della libertà

Figura graziosa

Grazie del vento che deliziano
Un po' di verde intorno

Armigera forte di se
Capace donna, gioiosa, agile

Sul monte piano ella cammina
Sui versanti, per norma lei è sua

Sull'alpe or ora lei ghiaccia in spirito
Abbattendo ogni muro, ostacolo

Viaggia, avanza e procede
Senza farsi abbattere

Comunque se di pietra eretta
Come scultorea, vive la brezza

Al vallo, montagna esanime
Figura retorica, amabile

Simulacra scultura
Per sempre a ricordare

Militone vissuto che or vivi
Non esaurirti mai

Nel cuore e nella nostra anima
Vivi, così per sempre nella leggenda

Stella alpina

Fiore del vento
Nel vento in burrasca

Lì per poco
Per poco in montagna

Stridulo un giorno
Un giorno e poi passa

Posato dal cielo
E dal cielo decorso

Al di là del tempo
E nel tempo hai percorso

Un momento opportuno
Un momento e hai concluso

Haiku

Vol si silenzio

Pace, due giorni sempre

lunedì 14 aprile 2025

Dove io sono

Se la pioggia si ribella
Se il tuo dio comincia a piangere
Se il sole ti fa luce
E la notte esiste la luna

Se non sei di questo mondo
Se hai vissuto una vita
E non sei mai stato felice

Se continui sulla tua strada
Anche se è tutto sbagliato
E niente è giusto

E se sei pronto
E se vuoi piangere
Ora puoi farlo anche tu
Perché lo sai, veramente mancherai

La mia faccia

Ero una stella, ora la sua polvere
Ero nell'aria che ora respiro
Ero il monte, adesso deriva

Ero un'ipotesi, qualcosa di lontano
Quasi l'impossibile ma ora sono
Aqua viva e terra un poco impervia
Adesso sono grande, come un sorriso
Che alla ricerca vianda contra di stima

Sul monte

Chinai il capo
Le vidi due volte
Erano corolle di fiori
Violette cerulee

Inabissi di valli
Impossibili celi

La notte arrivò
Come il metallico freddo
 
Allora mi chiesi
Il nascituro fiore
S'era miracolo
O stantio e combattuto
 
Sul monte arrivato
Dal ghiaccio perito
 
Parlai all'oracolo
E lui mi disse

Redenzione

Rapido

Mosso cumulo, gioente, in fiore
Terso memore, nel sole il chiarore
Un vispo goccio, il ritratto rifratto
Un giorno di notte, le stelle del mondo
Ognuno ha i suoi, d'intaglio il vestire
Per una strada di versi al vento persi
Da un perimetro, avanzo non schivo
Son il corpo il cielo e il suo fiore
Nient'altro che l'albero e avanti amore

Basso rilievo

Scalpellando, lavorando a sbalzo
Modellando, intagliando ed incidendo

Con sentimento e affetto
Sensibilità e bontà

Alla pietà e carità
Alla generosità e compassione

Alla mano ha preso grandezza
Altezza, grandezza e superficie

Senti piano, è il mio cuore che ti ho donato
Lo vorresti alla mano?

Così ho chiesto, non invano
Non per niente ma è l'amore
Che come pietre ho eroso
E adesso in lunghe attese
Ti tengo un poco per un soffio

Senza si o ma
Giammai o nientemeno

Solo ascolta piano
Questo cuore di sasso
Che ti è moroso

Per favore sii lieta
È libertà non veramente pietra

domenica 13 aprile 2025

Il cielo di notte

Una luna pesa
Le altre pure
La gravità è seria
Lo spazio pure
Non pensare troppo
Non aver paure

Grigio

Occhio di gatto
Selvatico e selvaggio
O minerale prezioso
Comunque grigio
Come un giorno assente di Sole
O allettato dalle nuvole

Grigio oggi è solo
Come un umano nome
A cui fai fatica dare la mano

Grigio oggi ha bisogno di iride
Di colore
O solo di splendere
Di fiducia e d'amore

Sorridi

“Meglio così”
Adesso che parlo
O te ne voglio
“Così!” Lo voglio

In Croce

Oggi è buio
E la pioggia sovversa
Il sole divorato
I campi spauriti
E le colline spoglie
Eccentriche rocce

Vivere

Sono qui alle balie del vento
Portato più in alto, contento
Come uno stormo, rondine
Pronta ad esistere, nidiare
E a non esitare, ascoltare
Le brezze, questi soffi di vita
Cose del mondo, dinamismi e vivacità
A scovare nutrimento, un alito gaio
Sereno cielo, mi hai lodato d'istinto
E su per su io svolazzo beato
Per un poco di cibo, e casa arrivo

Ti amo per vero

Una vita passata nell'ombra
Empia la Luna ma l'amor nostro
Coi polsi alla terra
Adesso confortarsi alla vita eterna

Iride

Chiudi le palpebre
E indica

La tinta che preferisci
Lo vedi quello
È il tuo

Il tuo costantemente
Colore di un arcobaleno

Mescola con le mani
Dall'alto pittura

Stringici forte
Più che puoi

E non dimenticar affatto mai
Chi sei o cosa vuoi

Per un'intesa d'unione
Armonia e pace

Sii sempre forte
E scruta dall'alto celestino

Per favore dal cosmo infinito osserva
Con il Creatore cresci più grande

Ma di nuovo per favore
Non lasciar indietro ognuno

Resisti tenace
Perché papà è qui dietro
Pronto e fermo ad aspettare
Assise

Piccolo Mondo

Avanti acqua
Indietro fuoco
Su una nuvola
Qua al suolo

Panchina di legno
Un sole caldo
Vento Meltemi
È maggio

Nebbia trana

La nebbia chiama "così è per tutti"
Un mancato rammendo o un poco confuso
Come chi pensa e vede poco o niente
Un passo e il sole forse splende
O chi vedrà nulla a due passi alla sera
Due passi e il mattino splende
Come il grano del corvo
Come artefatti umani
"Come il riposo che volevo"

Fuggi dal mostro

Se invece che
Tu possa descrivere
Il proprio, vita, quant'altro
In pace, serenità del vero
In acquisire la capacità
La forza di non scappare
Affrontare la propria esistenza
Con se stessi, non con i mostri

Aghi di pino

Pungi inverno che
Ti scagli con saggezza
Lungo al tuo cammino
Tanti i giochi d'ombra
Tutto per bene, per favore
Sennò non sopravvivo, aghi di pino

Nenia

Senti piano
Leggerissimo

Non averne e
Non esitare

In un volo
La quiete riguarda

Saggia la vita
Dolce avvenire

Senza un perché e
Senza timore

Vaglia e
Riposa

In pace

Papaveri

Carta bianca
Rosso un fiore
Possibile un secondo
Fa male l'amore

Goccia
Senza respiro
Cumulo, sorrido

Rive al tempo

Su' ai piani gentile
Alticolli e gorgogli
Osculi vani, di luce
Ossimori splendi, alle lune
Nei sogni più veri
Pensieri raccogli
O rugiada
Scorri

Lacrime sottili

Stelle sparse al cielo
Alle verdi foreste parve
La luna impervia

Ogni momento è opportuno
Singolare goccia, pioggia
Osserva se puoi, guarda più in là
Più su, gli occhi tuoi

sabato 12 aprile 2025

Cloudy may

Storms are gone
And the zephyr blows
As the light shines for long
So is, the what, the question
There's none and
As where the sky belongs
As clouds may, we belong
And the wonders fall
As they happen
Look, is it?
So please, have regards
And to fall be ready
Like every human being
Like the little drop you are
Because we all are
And instead of trying
Be yourself, rise
Instead, stop trying
Try to be safe
So the feathers like 
Like the ones you make
That of birds and
That of gale
And of rainbows
You do beam
In awe too, eager

Ghiaccio

Freddo agito
Vuoto brullo
Chiuso intorno
Colore mancato
Cielo sentito
Niveo vaso
Blocco tacito
E gravito

Amore che fugge

Dal corso creato al giorno avuto
Un punto di sintesi, scintille
Un'ampia distesa di terra
Vita che torna dal sale
Saette contro mare

Cumulo

Al cielo frugo
Un colore buono
Dal sapore chiaro

Su per su
Là cerco

Lì dietro
Lì dentro

E poi, al sole
Indole avvenuta
In caduta

Genera voluta
Goccia accaduta

venerdì 11 aprile 2025

Sii Forte

Alle note tratteggiate
Scribacchia l'essere
Alle facoltà singolari

Individui autonomi
Liberi di scegliere
Parte in parte

Torna e ritorna
Selvaggia indole
Incline e tendente

Franca provvidenza
Quindi forte, sempre
Ad ogni ostacolo

Valica gli avvalli
E i montuosi, mostruosi
Complessi, oscuri ostacoli

Libertà tessi
E torna, ritorna
Per se stessi

Stella

Come sei bella
Lì in cielo a chiarire tutti i nostri pensieri
Lì sull'avanzo di un comò
Qui con zelo a farla franca
Fino a domani
Ci vedremo stelle
Ora la luna che ti riflette
Possa raccogliere queste tue perle

Viva

Cosi, un eco
Ed ecco, lì
Avanti
Non indietro

Guarda, si
All'ombra
È chiaro
È paura

Ma non averne
Anche se arriva

Chiedi scusa
Se puoi
Ora, è mattina
La Luna, capita

E tu, come il mare
In burrasca, strepita
Belva selvaggia
Piccolo destino

Ed ora in viso
Sei qui, con un sorriso

Sol

Chicchera note
Idee scritte
Pensate musicalmente
Schiarite dall’ombre
In cui solo giaccio
l’arguire silente
Gettato nell’oltre
Sentire dappiù niente
Risuona velato
L’interesse partecipe
Lascivo alle volte
Alto desiderio
Armonioso disordine

Salubre

In quel giardino che
Dista solo un attimo
Librando lì pensieri
Che al vaglio riveriscono
Sentimenti in accordo
Nel trasporto commosso
Lirica afflizione, concesso esistere
Il quieto vivere, in comunanza il dubbio
S’infiamma alla fortuna, alla realtà che appiana
Nel desiderio di pace vanno a esaurirsi
Ingombrano i ricordi nell’oltre che ammalia
Consumano le lacrime, riversati eclissano
Per sempre eterno, nel ciel l’incanto

Spesso

Le stagioni al fronte degli anni
Starano al vento sapienti
Giacciono enormi nell’impronta
Esposte contente al sole
Profili di nuvole diffidenti
Nel tempo che strega, mutevoli
Gettate all’ombre, riflessi di luna
Spiegate correnti, errori ammissibili
Nel vuoto che incarna alla terra
Bacia ogni permesso cielo

Boccioli

Dati alla forma
Attesi attimi
Tempo vegeta
Adagio corolla
Al ciglio del giorno
Un giorno amare
Sulle spine di rose
Adorna luminose
Goccia a goccia
Stilla il lume
E capace esplora
Gira Sole
Giochi di luce
Pareggia
Dalla notte osservata
Attimi ritrae

Tolta a togliere

Ribolla la bolla
Al suo far destino
Momenti passano
Al poter volgere
Storia alta
Torta al libero
Intrepida acqua
Che spiove densa
Musica accade
E impossibile pensa
Al caduco tempo
Spinto altrove
Verso e riverso
Dall’ardore
Nel discernere

Una mattina

E come rugiada che si forma
Per scandire tali emozioni virtuose
Sul prato e fiorì essa riposerà
Contraddire il nulla
Un pensiero schiude, tutto torna
Un volo d’acqua da brina ch’era
Dalla notte al giorno
La dote del respiro tuo
Dalla terra, al valico cielo

Fende l’aria

Sopra e di fianco
Con tutto me stesso
A dirupo nel mare sconfinato
Nel contatto con le nuvole attonite
Le gote a desiderare, solo poi
A tagliare un velo d’aria respirata
Un sipario che tonfa al passo
Dimenticare e perplimere
Dare natale a una lacrima
Evincere, passare oltre

Sole e Terra

È l'amore
Che come un vestito che porti
Riscalda il corpo
È l'amore
Che dà sfogo al tuo sorriso
Di luce abbagli e ferisci
Con eleganza le labbra soffiano un bacio
Ma il vestito che porto pesa come montagne
E blocca come ghiacciai la mia tenera carne
Corrodono le lacrime
Caricheremo oceani
Un giorno
Io la tua Terra
Tu la mia Stella

Parabole

Rulla e impressiona
Sul rosso filo del destino
Prende forma solo nel presente
La volta buona
Mi sbizzarrisco nel crogiolo
Mi adombro e sfumo
Nel repentino momento
Prettamente materiale
Questo dilemma d’esistere altrove

Arriva

Disambigua la figura
Solca coi passi
Sola a raggi l’ombra
Dimensiona la forza
Tutto il resto non conta
Nella ruota in somme
Lei decora
Corolla tra le basse siepi
Annidano più su tra gli alberi
Ali come oro
Tra valli inghiotte
Crolla
A dimenticar perdono
Cigoli
Tra spiri diventi
Pensiero alcuno
Abbandono

Lustre dirama

Toccata e fuga
Riverbera e arguisce
Di petto esemplifica
Amore, esercizio d’ombre
Per quello che era, gioiva
Mai accaniva, solo lampava
In petto stretto, luce

Il continuo laborioso

Come il corso delle stelle
Sopra un tetto di luce
Come la terra ghiotta dell’aratro
Sul monte il bastone del pellegrino
Picchietta la via al campo
In fiore, là, concessa disseta
Ch’è d’ogni cosa, la sorte
Permette e perdona

Suscita arborea

Calendula in fiore sul ciel dipinto di bianco
Avvalla inghiotte e con garbo prostra
Amare è il senno e lì sotto allevia
La radice ch’è il mar alla Terra
Siamo nostri e del tutto
Con garbo e reinventando il costrutto
Fino a definire nuovo entropico
Il cinema è in fiore
Immaginare a parole

Tratto di carbone

Sul cuspide narrato
Gratuito e nel pensiero
Dilegua come un volo pindarico
A sostituire in cuor mio
Quel che è tuo
Viceversa luna e sole
La dote terrestre
Vaglia galassie in pico secondi
Seduta nel tempo che concentra
Stridi lacune e sovvieni
A te la vita la morte e la pace

Caduca azione

Nell’atto nudo, col senno di poi
A considerarsi matematiche costanti
Aritmiche e logiche dell’oltre
Irraggiungibili a noi, più grandi ancora
Calcifica lacrime e anima
Le ossa di questa nostra reincarnazione
Come sui mondi, scommessi per poco
Come il nulla o vero piccolo sole che sei nel ciel
d’incanto
Dammi provato questa notte che arriva
Dammi la luna ch’è lì a metà da noi
A capirsi le spalle, senza sentire la parte
Solo avvezzo al petto questo rudimento ch’è vita
Batto forte, scommetto tutto e perdo la parti

Luna Asintoto

Pesato mi regalo alla notte
Spostata, da capogiro
Sentita nello sforzo, ruoto
Lancio libero, Asso nel vuoto
Esatte parallele, lontane dal perimetro
Una mano di secondi in quinquenni
Ì più
Da meno a meno che negativo non si può
Come balausta, come privo cielo
Incava nella sua mente, aguzza nel meditato pen-
siero
Pallida nel suo chiarire al giorno
Sempre presente in piena luce

Uno e due

Sillabe aspirate
Ombre agiate
Chiari occhi, sospinti e lucidi
Mutano con le foglie
Come nei parchi di luce
A grappi l’amore
Cola largo e succinto
A palpebre le stagioni
Conciliano il sonno del tempo

Tratta d’albore

Nella traccia ardita fende
Il constante ritmo del giorno
Contesto di liane strutture
Plurime connesse, arbitri di libertà
Allora dispensano oltre l’abito che sfora
Aggrappati al mondo
Indossano la verità

Lauto rigoglio (1970)

Ai piedi di una sorgente
Tra piccole rane, a manciate
Libellule e farfalle, alla nicchia
Un grillo e coleotteri
Ognuno al suo, lindo cielo
Il verde e il marrone del terreno
A linee, come il tessere dei ragni
A rombare giù per i monti
A sentirlo nelle aorte, ho vissuto
Di grazia e felicità

Onde di luce

Scrocchia il sole
Lindo, profondo, nero e bianco
Elenca stagioni, dirama
Anello, tuo signore
Vestigi di questo ch’è nostro
Oltre va e avvinghia
Come l’acque alla Terra
Sementa con vita, onora
Sua la strada
Nostro il provato cammino

Lettere

Gettate su carta
Destinatario consumo
Questo gelido corpo
Sbavato a penna
Profumato d’inchiostro
Scaglie di spirito
Immobile tocca
Fuga d’origine
Esordio e genesi
Tutti i riflessi
Dalla luce scaturitesi
Lampanti ad emanare
Segni di luce
Scalfiti dal buio
Dedicare
A libere piume
Un letto di sogni
Aspettarsi concili
Rammenti di tenebre
Sfavilli di luna
Ceree di sole

Sensibile meditazione

Una lampadina a incandescenza si accende
La casa si illumina di quiete in una notte d’estate
Il vento soffia ed è frastuono fra gli alberi
I canti delle cicale mozzicano ogni tepore
Mi siedo ora stanco e intorpidito
Senza emozioni il corpo decanta
La mente sbiadita da un pensiero torna al respiro

Davanti alla finestra

Guarda amico, le stagioni passano
Le case, il tempo, le stelle cambiano
I nostri sguardi poco comuni, li noti?
Questo vetro che taglia l’aria
Poco più in la il balcone, oltre, la città
Prontamente la vita si riduce nel cielo
Ma ribadisco anche se pochi secondi
Lontani saremo dal corpo che chiamiamo casa
Tutto passerà, un giorno anche la memoria
Un dito della mano puntato, lo sguardo perso
Un giorno alla finestra, quando tutto passerà
E più nulla ricorderemo

Menù d’estate

Rinfresco
Gelato alle more con canditi di foglioline di menta
Acqua ghiacciata d’alto monte
Virtuoso il gioco d’un solstizio

Antipasto antipatico
Verde germoglio aspro e insito nel terreno condito
dalla rugiada condensata dalla
nebbia

Secondo
Estiva la zampetta d’un grillo colta dalle dita d’un
pescatore con cui pescò
pesciolini d’oro.

Prima della fine
La fine della vita stessa
D’un fiore
La fine recitata da un nostalgico astronauta

Faccio due passi

Mi sento come un colibrì librarsi
Oltre le rime i ricordi si fan come li stormi
Oltre nebbie scongelarsi
Ricordi
Lì storni

Lasciami

Metti il punto
Stridi come ferraglia
Per la rabbia che hai in corpo
Nel cuore ch’è spento, di luce
Abbagliami, così non vedo più
Questa non vedente follia
Tradiscimi cuore
Inverti la rotta, fammi andare via

Ispira

A tempo perso
Nella mente confusa
Un cumulo di speranze
Vien gioendo a chiarire
Limpidi attimi in dissolvere
Emersi dal barlume d’un lume
Fede a raccogliere, ove il nulla chiamò
E chiasso ch’era affatto deserto tornerà
Vuoto spazio, senza nome
Stride di musica inaudibile
Entropico l’esistere, creatore
Venia quest’eremo sottratto, viandante
Irraggiungibili distese, facoltà passeggere
piccolo fatuo spicca a picco nell’infinito
Or ora taci, odi, ascolta l’illimitato
Oltre il cielo che appanna
Un sogno per l’anima

Nel cuore altrui

Nell’eccedere, una vita consumata
Nella rigida carne tribolata
Nella valle che digrigna
Spira al vento, sibila
Al ciglio s’apre
Crolla nel perdono, acclama
A monte
Congeda un saluto
Cima che casca, senile
Graffiata la fine
Come il sole che matura
Un pensiero frastaglia

Marinai dello spazio

Un mare immenso
Nel cielo sconfinato
Planando verso l’orizzonte
Nell’infinito
Congegno
Ritmo aulico
Eco di note
Cherubini
Dal buio divorati
Nero primordio
In piedi nel fondo
Rovine oltre a tutto

Amare

Alle Lune che ammaliano
Destate al mare che dissona
Come spine amareggia
Maree funambola graziosa gravita
Secondi momenti, anni centenni
Distinti soffi, parole cadute
Di masse celesti, crude

Uno, due e tre

Lungo il sentiero, poco oltre dimori
Ombrosa nel disegno d’intenti gettati
Cigolanti gli attimi, restii, dimenticati
Deserti luoghi alle viscere degli anni
Lasciateli andare, brillanti a rivelarsi
Mostratevi esatti, a comporsi veri
Alle mani segnate, navigate a lampi
Alla morte ben accetti, ancora

Fradicia acqua

Torba poi torbida
Creste di fiume
Annega selvaggia
Delle sue stime
In questo terra minuscola
Abbonda
Fortuna o vita
Di verde trama
Narra distesa
Luce che abbaglia
Concisa desta
Viste tali
Valli d’orate
Annaspa la fine
Fonte dell’invettiva

Ritratta

Al futuro, un passo delicato
Torto al prima, sguardo avanti
Tempera il volto con la mano
Segnato nel momento, agli anni
Passati al sorgere, ai sensi
Rivelati momenti, posti al dipingere
Al giorno spiegato, la notte bivalente
Gela cocente, nell’impresso vivere
Valsa di secondi, si figura

Quando tutto tace

L’aria salubre
Una domenica pomeriggio libera
Dei suoni completi di imperfezione
Un caldo tramonto, in frantumi
Leggerissimo essere, Perso in pezzi
Di quieto sospiro e affanno
Gli occhi schiusi, immobile attimo
Arranca al domani, la buona notte

La cenere d’ossa nel Gange

Espletare il dolore che nell’inconscio termina
Infine ricondurre le reminiscenze d’una vita passa-
ta nelle creste del fiume
Ricordare la morte è sofferenza
Così il nostro pianto rimarrà con te

Basso bordone

Prendemmo il colore, lo gettammo sulla ringhiera
cosicché chi passasse da lì
potesse ungersi le mani di tempere
Scaturitesi nell’animo dei passanti
lacrime di gioia che mi appartenevano
rimase il fiatare che ci ricordò d’essere
Questa ricerca di consolidate virtù
ci riporta nell’effimero esistere
e stanca come una solita nota
preda delle stesse dita
che cerca variazioni raccontando
l’elogio della musicalità del verbo
Ma ciò che vado a descrivere è sempre stato lì
in un calderone di pensieri
intenti a scaldare l’animo
come il secernere d’idee
intrecciate nel rosso filo che ricama il mio vestito

Le mie libertà nell’essere diverso

Nel lago delle teste mozzate, annego
Con le mie fanciulle idee, rimpiango
L’infausta invettiva, a boccate
Acclimatate dall’ego, sedotto
Dalle crude frottole, Salate via
Dal secco sangue, rimasticato
Dall’irruente posticcio
Ribelle pesto via le idee
Che son teste decapitate
Sul nascere
Loro ed io abbiamo pianto
Dei creatori

Cupido

Di petto, non manco
Arcuo e scocco
Di parte traslata
Con le somiglianze alle memorie
Per gioire, carpire, dare natale
Come al pensiero, di cura
O sole, mia luna, che ti fai vera
Al concedere del sogno, segna al destino
Dammi la notte che prona e coglie
Il sentimento non mio, del mondo

Senza titolo

Alla notte che
Trasanda il vacuo ricordo
E l’impervio remore
Allo specchio dell’ego
Soffiata dal tramontare
Incessante sgomitola
Posta all’interdiremo
Posa, non va altre
Compie

Brivido

Forestiera l’alba
Nuvole di cenere
Immobile tempera
Prossimo al passo
Rulla il picchio
Chiacchierano le foglie
Sugli alberi
Anche il vento si fa sentire

Mestizia

Pian pian
E ancora sai
Lungi la mole
Negli anni a venire
Quel dì che era
Uno sguardo celato
Ad aprire
Sconfinati pensieri
Interpreti ai sensi
Un domani

In un ululo

Servita la notte
O possedere sincera
Un aggruppo di stelle
Sollevata a metà
Una questione breve
E d’armonia

Rosso spera

Soffia la pace sul campo di fuoco
Distese lungi a noi
Intorno alla luce circola nel cielo
In cuor suo addice di bianco
Planetario riconosciuto
Brivido nel vuoto
Assecondano spirito
Insieme amano

Ostro felice

Carità la pioggia
Ove trama
Mossa arbitrio
Genere plurale
Fiaba mole
Giusta abbatte
Posa e accade
Alle alte volte
Quasi modo
Venia estemporanea
sincera ampiezza

Senza titolo

Chino il capo sulla radura
colgo un rosso fiore
l’unico in questa pianura

colto dal candore
una lacrima cola dal viso
cera che sigilla il mio riso

Nella notte

Il sorriso decanta lo spirito
e inamovibile l’anima
Si fa madre
si scaglia la luce
E incide il soffitto
L’adombrato sapere
Mima cos’è l’amore
E ricordi vividi ora o mai saranno

NUVOLE BIANCHE

Sulle nuvole bianche
soffiano i venti
formano e distruggono,
così sono io
come nuvole bianche
amaramente veggenti
crescono e mutano.
Verdi marroni
le foglie leggiadre
sprofondano
i tremiti degli uccelli
fra i palazzi
grigi
di soppianto
un dolce amore, vuole
amar(o) dolore
il rimpianto di un respiro

Gli Ultimi Sospiri

Come un pesce fuor d’acqua
L’ansimare prosciuga l’animo di beltà
E tuonante la pioggia mi impicca il respiro
L’amore mio stridente ciondola per le memorie che mi rinfaccio
E adesso la morte della paura mia sarà la rinascita dell’accettazione
E con coraggio rinascerà l’amore per la vita

PIÙ SU

Vorrei che il mio cuore
potesse intuire la magnifica bellezza di quelle montagne
I suoi odori, l’aria e l’acqua.
Il fascino delle cime e delle valli sono gli alti e i bassi dei miei passi che arpeggiano con i suoni dei suoi abitanti
Là, vicino ad altipiani dove democraticamente vacche
si concedono alla fame
e i tori che hanno corna svettanti
come quelle cime pericolosamente ambiziose
là vogliono raggiungere il cielo.

Il Lume

L’ultima goccia della cera che cola
E lo stoppino brucia l’animo al suo ultimo sospiro
Che illumina lontano dove si perde l’onda
Il mio cuore sussurra alla notte profonda
Con un tono basso la mia voce esonda
Per richiamare le infanzie che il mondo culla
Che ci guidano ad accettare il nulla

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